Gioco d’azzardo e fallimenti quotidiani


A Pavia s’è svolto da poco un corteo per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema del gioco d’azzardo, sul rapporto grottesco, perverso, e quasi incredibile tra cittadino e slot machine.
Il serpentone ha attraversato la città tagliandola in due, separando gli indifferenti dai partecipanti a un diritto inalienabile, della cura e della manutenzione quotidiana della propria libertà, il rispetto di se stessi e degli altri, della propria famiglia, che a causa del gioco va letteralmente in frantumi.
Indipendentemente dal numero esorbitante di slot per una città come Pavia che non è una metropoli, tanto meno una banlieue, sbalordisce la quantità dell’armamentario messo in campo, slot dappertutto e in bella mostra, distribuite con una architettura e ingegneria mentale apparentemente casuale.
Congegni ruba marenghi e rapina coscienze totalmente autorizzati, in regola con le norme e con leggi statuali.
Da tempo c’è una proposta in Commissione Giustizia, a Roma, per arginare e controllare questo fenomeno, che gioca  il suo fascino maledetto nello scommettere denaro (e molto altro) sull’esito incerto ma pianificato per invogliare a puntare e inequivocabilmente perdere.
Lo Stato gestisce la torta in prima persona, definendola ipocritamente ludicità sociale, ne autorizza legalmente l’uso, ne appalta a organizzazioni private la febbricitante avventura, a patto che paghino le irriverenti ma corpose tasse.
E’ chiaro che vietare il gioco d’azzardo, le slot, le scommesse, equivale a fare nascere un nuovo mercato illegale e clandestino, ancor meno indagabile e controllabile, ma quanto sta avvenendo fa scaturire molteplici riflessioni, sulla possibilità di alimentare un traffico sottobanco e sottocosto sul riciclaggio, sulla bieca usura, per non parlare del costo primario riguardante la salute e la vita stessa dei cittadini, sprovveduti sui rischi estremi a cui si va incontro, sul pericolo di fare del male non solamente a se stessi ma alle persone care, che saranno coinvolte nella disperazione degli inganni e delle bugie ripetute senza alcuna vergogna.
Qualcuno si ostina a sibilare che è solo un gioco, roba per perdenti, ma forse questo qualcuno non fa buona comunicazione, corretta informazione, né onesta azione morale.
Qualcuno pensa che sia tutto sotto controllo, non ci sono dati esponenziali sufficienti a creare preoccupazione, forse questo qualcuno è all’opera da tempo per  non disturbare il macchinista, per non fagogitare ulteriori perplessità sulla eventuale patologia che nel frattempo è già diventata malattia.
Gioco e adrenalina per il banco da afferrare, meglio se la posta in ballo è alta, difficile persino da quantificare. E’ gioco che eccita, cambia di posto, spinge ai lati, manda avanti senza badare ai colpi incassati e alle rese quotidiane, ai fallimenti che sbaragliano i progetti, gli affetti di una vita.
Sul gioco d’azzardo c’è sottotraccia una rissa dialettica per stabilire se è un vizio o una malattia, se è un disturbo comportamentale o insorgono le caratteristiche tipiche della dipendenza, più semplicemente “ esistono fumatori e bevitori sociali occasionali, esistono giocatori sociali per divertimento”, ma sempre più spesso accade che tante persone per quello che sembrava un vizio gestibile, si trasforma in una vera e propria schiavitù, una sopravvivenza priva di controllo.
La droga uccide e fa uccidere, l’alcol abbruttisce al punto da regredire a cose, il gioco d’azzardo compromette e distrugge le relazioni personali, matrimoniali, familiari, e lavorative.
Di fronte a una persona che s’è letteralmente rovinata con il gioco, ci si chiede perché non ci ha dato un taglio prima: potremmo riempire pagine di spiegazioni ( incomprensibili ai più ), sul Gap, Doc, Dsm, fino a disquisire sul Chasing, l’inseguimento delle perdite.
Forse è il caso di cominciare ad ammettere, agire, su quanto invece è deleterio, come ad esempio le istituzioni, a tutti i livelli, che hanno consentito il proliferare di ambienti malsani sotto il vessillo menzognero del divertimento, fino a farlo diventare un fenomeno sociale, un cratere esistenziale in fiamme, condizionato dai soldi, dove ognuno con la propria sgangherata misura e scellerata credulità punta la propria attenzione, alla ricerca di un benessere che non ci sarà, peggio, la luce restante sarà costretta a morire.

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