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Visualizzazione dei post da agosto, 2015

Cadaveri in cerca d’autore

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In carcere sei suicidi in un mese ma tacere è il nuovo comandamento Partendo dall’idea che di galera non si debba parlare, dei morti ammazzati dentro una cella neppure, del suo sovraffollamento meno ancora, volendo così  significare che l’ingiustizia è stata finalmente sanata, mi sovviene un pensiero che rafforza drammaticamente quel che è già risaputo da tempo: più la galera sarà ridotta a un lazzaretto disidratato, più chi poco conosce della prigione risulterà contento. Chiaramente si tratta di una disattenzione che renderà il cittadino ulteriormente allarmato, ovvero alla ricerca di sempre nuove sanzioni restrittive che però non risolveranno i problemi che affliggono la società di cui è parte. Una sorta di autoipnosi collettiva, perché è provato dalla recidiva inequivocabile che le carceri punitive non consentono alcuna rieducazione, alimentando ben poca “sicurezza” per quei cittadini che invece auspicano una giustizia giusta. Sul carcere è franato un silenzio spesso come la p

Sul concetto di giustizia e illegalità

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Spesso FB è un inceneritore di risorse, nel senso che brucia la ragione delle tante ragioni di ognuno e di ciascuno, spinge sull'ammasso più che sul ripensare, lo fa perfino sul concetto di giustizia e legalità. Sull’illegalità rammento un incontro in università, dove uno scienziato del diritto mi fece trasalire con una affermazione sulla giustizia a dir poco incredibile: “altro che una minoranza quella che nel nostro paese convive nell’illegalità, è piuttosto una maggioranza dei piccoli illeciti che fa domicilio a una quotidianità tollerante di molte norme infrante”. Forse è proprio questo meccanismo che intensifica il fare truffaldino, la meta agognata dell’impunità, è il disfacimento delle regole, senza provare il minimo rimorso, e quando l’indignazione preme nel petto, scema via soggiogata dalla realtà sempre meno propensa a sottoscrivere quell’insignificante dettaglio che sta a giustizia. Ogni giorno una manciata di verità spudorate costringono alla stupefazione, inquinan

Nel nome del popolo italiano. Carcere, vittime e costituzione

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Me ne stavo disteso in piscina rilassato e tranquillo, acqua blu, un cielo ribaltato ai miei piedi. Una giornata di sole e di riposo domenicale, ci voleva proprio, un bisogno feroce di staccare la spina, la necessità di rimanere in scia a quel dipinto tra le dita. A pochi passi dal mio lettino, una coppia con qualche anno adagiato nei capelli, stanno parlottando con una loro conoscente incontrata casualmente pochi istanti prima. Le parole sono pronunciate con perentorietà, nonostante gli schiamazzi intorno impossibile non farci caso, le voci esprimono consapevolezza di chi sa quel che sta dicendo, si presume partorite dalla conoscenza del tema in oggetto. “Hai sentito che hanno scarcerato quello? Tre anni ed è già  fuori, è ospite in quella comunità da quel prete famoso. Proprio vero, in galera non ci sta più nessuno, tutti fuori ‘sti buontemponi, a fare quel che facevano prima, come quell’altro amichetto prima di lui. Non c’è niente da fare questi non cambiano mai, ce l’hanno ne